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LIFESTYLE

Simone Verdi: L’intervista

Per molti è stato il colpo dell’estate per il Como 1907, un marcatore abituale in Serie A e un giocatore ritenuto all’altezza di vestire la famosa maglia azzurra della Nazionale italiana. Quando è arrivato ad agosto, l’ex attaccante di Milan, Empoli, Bologna e Napoli ha salutato l’ambizione della sua nuova squadra come la scintilla dietro la sua decisione di trasferirsi in serie B. Il 31enne si è ambientato bene ed è pronto a lasciare il segno. Ma prima Verdi ci racconta un po’ del suo percorso, avendo seguito la classica strada che ogni ragazzo in Italia sogna di percorrere.

Come è iniziato tutto?

“Mio padre e mio fratello erano grandi appassionati di calcio, come spesso accade nelle famiglie italiane. I miei primi ricordi sono quelli di quando guardavo le partite in televisione sul divano con loro. I primi calci li ho dati all’Audax Travaco, la squadra del mio paese in provincia di Pavia”.

Poi è arrivata la chiamata del Milan…

“È stato emozionante perché tutta la mia famiglia è tifosa del Milan. Sono stati anni molto belli, sono cresciuto molto dal punto di vista umano. I primi anni vivevo a casa e andavo tutti i giorni al centro sportivo ad allenarmi. In Primavera mi sono trasferito in collegio”.

Avevi un idolo?

“Il primo nome che mi viene in mente è quello di (Andriy) Shevchenko, perché era il giocatore più rappresentativo di quel Milan quando stavo crescendo. Giocando in attacco era un po’ un punto di riferimento per me. Un giocatore incredibile”.

Chi l’ha influenzata di più?

“Ogni persona che ho incontrato nel mio percorso professionale è stata importante e da ognuna si può trarre qualcosa. Dal punto di vista tattico, Maurizio Sarri è stato molto importante per la mia crescita come giocatore nei due anni a Empoli, fin dal momento della mia carriera in cui ci siamo conosciuti. Dal punto di vista umano sono molto legato a Roberto Donadoni, è come un secondo padre. Infine, l’allenatore che affronteremo oggi, Giovanni Stroppa. È stato molto importante per me nella Primavera del Milan. Mi ha dato molta fiducia in un momento in cui molti addetti ai lavori pensavano che fossi troppo gracile per diventare un professionista”.

Chi sono le persone più importanti per lei?

“La mia famiglia in senso lato. Ho un lavoro che mi ha portato via da casa quando ero solo un bambino, quindi il legame con loro è molto importante per me”.

Avete dei rituali, delle routine o delle superstizioni?

“Non proprio, cerco di vivere in modo molto razionale su tutto. Non sono una persona superstiziosa. L’unica routine che ho è ascoltare la musica prima della partita. Più che una routine, però, è un modo per caricarmi”.

Che cosa ascolta?

“Molto rock anni ’80. Dipende un po’ dall’umore che ho. Led Zeppelin, AC/DC e Guns n Roses sono sempre presenti”.

E gli altri sport?

“Sono un grande appassionato di basket, seguo il basket americano ed europeo. Guardo un po’ di tutto, dall’NBA all’Eurolega al campionato italiano”.

Sei in grado di reggere il confronto in campo?

“Faccio un po’ di basket, ma non sono molto bravo. Ogni tanto gioco a tennis o a beach volley, solo per stare con gli amici”.

Cos’altro fa nel tempo libero?

“Mi piace molto passare del tempo con la mia famiglia quando posso, quando non sono via. Guardo molti film. Oppenheimer è sulla mia lista, non sono ancora riuscito a vederlo. Mi piacciono anche i film comici italiani, soprattutto quelli di Aldo, Giovanni e Giacomo. Guardo serie televisive classiche come Stranger Things, Sex Education e Games of Thrones”.

Ci parli di Como…

“È meraviglioso. Il lago è unico. Ho cenato alcune volte sulla terrazza dell’Hilton e la vista è pazzesca. Una cosa che vorrei fare presto è prendere la funicolare e visitare Brunate”.

Qual è la sfida più grande che ha affrontato?

“Forse quando mi sono rotto la caviglia qualche anno fa, un momento mai facile per un calciatore. Stavo giocando bene ed ero stato convocato dalla nazionale. Alla fine però non è andata male, perché è così che ho conosciuto mia moglie”.

Quale consiglio darebbe ai giovani?

“Siate pazienti. Il lavoro paga, ma non sempre subito, per questo non bisogna avere troppa fretta. Un’altra cosa importante è concentrarsi su se stessi. Troppo spesso diamo la colpa a qualcun altro o a fattori esterni, senza pensare a cosa possiamo fare per migliorare. Il mondo va avanti e ognuno deve lavorare per diventare una persona migliore”.